Firenze – Ancora un’udienza caratterizzata da pareri e posizioni opposte fra i consulenti, chiamati a deporre nel processo per le morti da amianto all’Olivetti. E’ il turno di Francesco Messineo, ingegnere e consulente di parte civile per conto di Telecom, dopo l’intervento di Maria Gullo, consulente Inail. Messineo, ricorda che sin dagli anni Cinquanta, in Olivetti, era presente un Comitato della sicurezza, composto da esperti dell’azienda, da lavoratori e sindacalisti. «Abbiamo rintracciato il regolamento del Comitato aziendale dell’Olivetti, è un documento del 14 settembre 1954 – afferma Messineo – Era costituito da membri permanenti e temporanei, nominati dall’azienda e dalla Commissione interna. In pratica, da lavoratori che conoscevano benissimo il ciclo di lavorazione e che facevano parte delle organizzazioni sindacali. Il Comitato si riuniva almeno dieci volte all’anno e organizzava anche corsi di formazione per i lavoratori».
A seguire, l’ingegnere si sofferma sull’attività svolta dallo stesso Comitato al fine di dimostrare le attività intraprese dall’Olivetti a tutela della salute dei lavoratori. «Nell’archivio storico abbiamo rintracciato una serie di verbali di riunioni del Comitato della sicurezza che si sono tenute in diversi reparti dell’Olivetti dal 1959 al 1970», ricorda Messineo che cita diversi di questi atti. «La riunione dei vari capi reparto della nuova Ico del 27 maggio 1959 mette in evidenza la presenza di un impianto di ventilazione che garantisce ricambi d’aria nell’ambiente – racconta il consulente – Nel verbale del 30 maggio 1960 il Comitato affronta la necessità di migliorare l’impianto di aspirazione in fonderia; quello del 1° marzo 1961 in cui compare la decisione di migliorare l’aspirazione sulla vasca adibita a lavaggio carrozzerie; il verbale del 30 aprile 1962 fa riferimento al potenziamento di varie aspirazioni nel settore montaggio macchine per scrivere e da calcolo».
Nel prosieguo della sua deposizione, il consulente di parte civile affronta il tema delle iniziative assunte dall’azienda. «Nel 1969, la Clinica del Lavoro dell’Università di Milano – aggiunge l’ingegnere – venne incaricata da Olivetti di effettuare un’indagine approfondita sulle condizioni igieniche e ambientali negli stabilimenti Ico, Nuova Ico e San Bernardo allo scopo di individuare eventuali interventi migliorativi». «Per questa indagine sono state dedicate 155 giornate, impiegati 80 laureati e il resto diplomati – continua Messineo – Quindi, personale altamente qualificato. In particolare, sono state prese in considerazione gli aspetti anche di polverosità». «E’ possibile desumere un quadro generale soddisfacente della situazione igienico ambientale – ammette Messineo – Inoltre, posso arrivare a questa conclusione che, in effetti, relativamente al punto dove veniva utilizzato il talco non ci sono rilievi di sorta che dimostrano che esisteva il problema della polverosità. E, in quel caso, non hanno neanche prescritto nessun sistema di aspirazione».
Dopodichè il consulente si sofferma su un’indagine, condotta nel 1974 dall’Inail allo scopo di stabilire il premio assicurativo. «Il documento attesta che l’effettuazione di analisi del talco utilizzato a Scarmagno, si tratta di materiale estremamente puro – dice Messineo – L’ispezione volta ad individuare eventuali rischi collegati all’esposizione e la presenza di asbesto, lo esclude. Nessuno degli stabilimenti presi in esame dall’Inail, evidenzia alcun rischio legato alla presenza di asbesto».
Francesco Messineo si sofferma inoltre sull’analisi effettuata nel 1981 dal Politecnico di Torino sul talco consegnato da Olivetti. «Se la notizia che ho avuto è esatta, i due campioni dovrebbero pervenire da una cava di Lanzo Torinese – sostiene il consulente – Quindi, non si fa riferimento a campioni prelevati a magazzino nell’ambito del ciclo di lavorazione». «Per me – ribadisce Messineo – questo è molto chiaro: non si tratta di prodotto utilizzato dall’azienda». «Il professor Ocella cita chiaramente – puntualizza l’ingegnere – che questi campioni sono di colore verdognolo. Il teste Favaro nell’udienza del 1° febbraio 2016 ha precisato che il talco utilizzato era bianco. Anche altri testi hanno riferito del colore bianco del talco utilizzato».
L’ingegnere infine passa in rassegna i singoli casi dei lavoratori morti per mesotelioma pleurico. Questi operai, secondo il consulente, avrebbero avuto un’esposizione all’amianto nel lavoro svolto prima di entrare in Olivetti. «Nello specifico dei vari casi, molti di questi lavoratori sono stati esposti in modo prevalente nelle attività professionali svolte antecedentemente al loro arrivo in Olivetti», conclude Messineo.
Fonte: radioradicale.it