Dopo la pubblicazione della sentenza in primo grado nei confronti dell’avvocato Mills che ha suscitato non pochi attacchi personali, interviene l’Associazione Nazionale Magistrati
Roma – La pubblicazione della sentenza nei confronti dell’avvocato inglese David Mills ha innescato una discussione animosa, non nuova nella storia del nostro Paese. Una polemica, un po’ come tutte le dispute, priva di obiettività e per nulla incentrata sulle motivazioni di giudizio. I cittadini avrebbero il sacrosanto diritto di conoscere e approfondire le ragioni che hanno portato alla condanna in primo grado dell’avvocato Mills. L’attenzione invece si focalizza su attacchi personali, frasi ad effetto, uso di slogan che non aiutano ad accrescere il valore del rispetto verso il potere giudiziario, cardine di uno Stato assieme a quello legislativo ed esecutivo. Per l’uso di parole offensive della stessa dignità umana, almeno così crediamo, abbiamo pensato di pubblicare in forma integrale la replica dell’Associazione nazionale magistrati dal titolo «L’Anm sulle reazioni alla sentenza Mills» ricordando che, grazie ai tre gradi di giudizio per fortuna in vigore in Italia, il provvedimento giudiziario emerso in primo grado potrà non trovare conferme in sede di Appello o in Cassazione. Prescrizione permettendo. Esprimiamo, senza entrare questa volta nel merito del giudizio, la nostra solidarietà ai giudici Gandus, Caccialanza e Dorigo.
«La pubblicazione delle motivazioni della sentenza del Tribunale di Milano sul cd. caso Mills ha suscitato diverse reazioni nel mondo politico. L’Associazione Nazionale Magistrati ritiene inaccettabile che da parte di esponenti politici e di rappresentanti del governo vengano rivolte invettive e accuse di carattere personale nei confronti dei componenti del collegio del Tribunale di Milano ed in particolare del suo presidente. La critica dei provvedimenti giudiziari è sempre legittima, ma è grave che vengano messi in discussione, e con questi toni denigratori utilizzati nelle ribalte mediatiche, non il merito del provvedimento, ma l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici. In questo modo si minano fondamentali principi costituzionali posti a garanzia del corretto equilibrio tra poteri dello Stato. Sorprende, ancora una volta, il “garantismo a corrente alternata” utilizzato come chiave di lettura di vicende giudiziarie che riguardano esponenti del mondo politico-imprenditoriale a fronte del disinvolto giustizialismo con cui si commentano fatti di criminalità diffusa. Ogni giorno i tribunali della Repubblica decidono della libertà e della responsabilità di persone accusate anche di gravi delitti. La credibilità di tali provvedimenti è un pilastro irrinunciabile del sistema democratico e del corretto vivere civile. E dovrebbe stare a cuore in primo luogo a chi ha responsabilità nel governo del Paese. Esprimiamo solidarietà e vicinanza ai colleghi Gandus, Caccialanza e Dorigo».
Associazione Nazionale Magistrati. La Giunta Esecutiva Centrale.