Il boia tedesco, liberato dopo soli 8 anni dalla strage, si autocelebrava e chiedeva agli italiani di dedicargli un monumento. La straordinaria risposta di Piero Calamandrei
Firenze – Il 24 marzo del 1944 i nazisti sterminavano alle Fosse Ardeatine 335 persone che avevano il solo torto di essere ebrei, comunisti, antifascisti, civili e militari, prelevati dal carcere e ammazzati in segno di rappresaglia contro la lotta partigiana e di liberazione nazionale.
Oggi ricorre il 70esimo anniversario dell’eccidio, e come ogni anno si è tenuta la cerimonia commemorativa nella quale è stato letto l’elenco dei nomi delle vittime: da Agnini Ferdinando a Zironi Augusto, poi le due cerimonie religiose.
“Bisogna sempre saper ricordare che la pace non è un regalo o addirittura un dato scontato”, ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che prima di lasciare il Sacrario è stato salutato da alcuni studenti di una scuola romana che hanno intonato «Bella Ciao».
”Oggi abbiamo ricordato uno dei più gravi crimini compiuti in Italia per mano del nazismo – ha dichiarato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna – Oggi siamo tornati ad inchinarci davanti ai morti di quell’eccidio e di fronte a una ferita che e’ del paese intero, di chi ama la democrazia e di chi si riconosce nei suoi valori fondanti”.
Il nostro ricordo è la straordinaria poesia civile composta da Piero Calamandrei per rispondere al boia Kesserling, il comandante delle forze di occupazione nazista in Italia. Condannato all’ergastolo, dopo soli 8 anni veniva liberato, tornava in Germania, si autocelebrava e chiedeva agli italiani di dedicargli un monumento. Calamandrei, uomo straordinario, realizzò il più bel “monumento” immaginabile per il massacratore Kesserling
“Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre”
(Piero Calamandrei)