Firenze – Un giornalista può apostrofare come «un gran bel pezzo di merda» un mafioso. A stabilirlo è stato il Tribunale di Trapani che ha assolto Rino Giacalone, collaboratore del Fatto Quotidiano ed impegnato per la sua attività in Libera, dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Gianluigi Visco e nel dispositivo – le motivazioni saranno depositate entro 15 giorni – viene espressamente citato l’articolo 21 della Costituzione che garantisce la libertà di informazione. Il processo era scaturito dalle denunce di Rosa Pace, vedova di Mariano Agate, in seguito ad un articolo pubblicato su Malitalia.it in cui veniva ricostruito il profilo criminale del marito, morto per cause naturali nell’aprile 2013, a 73 anni.